Dieta chetogenica: chi può seguirla

La dieta chetogenica non è una bacchetta magica per eliminare il grasso in eccesso, ma una terapia alimentare mirata che favorisce una rapida riduzione degli accumuli adiposi, sia superficiali sia viscerali. Il grasso viscerale, in particolare, è quello che si deposita attorno e dentro gli organi, con implicazioni importanti per la salute generale.

A chi è adatta la dieta chetogenica?
Spetta al medico, al nutrizionista o al dietista, attraverso un’attenta anamnesi (analisi della storia clinica, delle patologie presenti e delle predisposizioni familiari), valutare se siete candidati idonei per questa terapia alimentare.

Sebbene la dieta chetogenica sia generalmente ben tollerata, esistono alcune controindicazioni. Non è adatta, ad esempio, a chi soffre di:

• Diabete insulino-dipendente.
• Gravi patologie psichiatriche.
• Malattie oncologiche in trattamento attivo.

Per tutte le altre persone, dai 16 anni in su, che superano la valutazione medica, la dieta chetogenica può rappresentare un’opzione valida e sicura.

Quando è particolarmente utile?
La dieta chetogenica può essere estremamente efficace in diverse situazioni:

Sarcopenia: con l’avanzare dell’età, soprattutto nella “quarta età”, la perdita di massa muscolare può essere contrastata efficacemente grazie

Sindrome metabolica: spesso definita “il male del benessere”, comprende condizioni come sovrappeso, obesità, ipertensione e diabete. Queste problematiche, in parte legate alla genetica, sono aggravate da uno stile di vita sedentario e da abitudini alimentari scorrette.

Ovaio policistico: può aiutare a ridurre i sintomi legati a questa condizione.

Epilessia: nata originariamente come terapia per questa patologia, la dieta chetogenica è stata introdotta quasi un secolo fa proprio per il trattamento dell’epilessia farmaco-resistente.

Patologie muscolari: contribuisce a preservare la funzionalità muscolare.

Post-gravidanza e menopausa: in queste fasi fisiologiche, può aiutare a ritrovare la forma fisica e a contrastare la perdita di massa ossea, riducendo il rischio di fratture.